In attesa di lanciare in orbita il primo disco dei Ramones, abbiamo scambiato quattro chiacchiere sui quattro ragazzacci newyorchesi con Monte A. Melnick, il loro storico tour manager e autore del bellissimo libro “On the road with The Ramones”.
Come spieghi che i Ramones siano oggi una vera istituzione con un continuo ricambio generazionale di fan?
È incredibile. I fan dei Ramones sono sempre di più, non hanno mai smesso di aumentare negli anni ed è una cosa davvero impressionante per una band che non c’è più. Ormai si usa parlare di Rolling Stones, Beatles e Ramones nella stessa frase… C’è tutta una nuova generazione di fan che non ha mai visto i Ramones dal vivo ma ne ha sentito parlare e ascolta i loro dischi. È davvero fantastico, anche se allo stesso tempo è triste che nessuno dei quattro Ramones originali possa vedere tutto questo e l’importanza della loro musica.
È questa la vera eredità dei Ramones?
Sì, oggi come ieri, in ogni parte del mondo, in ogni città piccola o grande che sia, ci sono ancora ragazzini che, ascoltando i Ramones, dicono “hey, lo posso fare anche io”. Non serve avere una grossa tecnica ed è per questo che i Ramones hanno spinto molti ragazzini a prendere una chitarre e a formare una band. Nel 1996, al Lollapalooza, gli headliner erano Metallica e Soundgarden. Quando prima di loro hanno suonato i Ramones, i componenti di quelle band erano tutti ai lati del palco a vedere il concerto e a sottolinearne l’influenza. È questa, ancora oggi, la vera eredità dei Ramones: ragazzini che non hanno mai visto la band dal vivo ma si avvicinano alla musica riprendendo con poca pratica brani come “Blitzkrieg Bop”.
Hai una canzone e un album preferiti dei Ramones?
Anche se amo tutte le loro canzoni, ho comunque un mio brano preferito ed è “All The Way”, dall’album “End Of The Century”. Joey mi cita nel testo (“Well Monte’s making me crazy, it’s just like being in the navy, ndr) e quindi è impossibile non amare questa canzone. Non riesco invece a scegliere un album.
Hai qualche ricordo particolare dei vostri concerti in Italia?
Sì, certo. Ricordo ad esempio il concerto a Castel Sant’Angelo, a Roma. Eravamo praticamente davanti al Vaticano, una cosa davvero incredibile e indimenticabile.
C’è un periodo o una formazione dei Ramones che associ all’apice della band?
Ci sono stati diversi Ramones negli anni ma credo che la formazione originale nel periodo 1977/1978 rappresenti un punto altissimo della loro carriera e difficile da replicare. Il disco dal vivo “It’s Alive”, registrato al Rainbow Theater di Londra ne è la testimonianza. Quella formazione era micidiale, ma anche le altre lo erano in altri modi.
C’è mai stato un momento in cui hai pensato di lasciare la band?
This was a joke I told them all the time: “what is the difference between a tour manager and a toilet bowl? A toilet bowl only has to deal with one asshole at the time“. They didn’t like that joke (ride)
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